I pensieri disfunzionali sono interpretazioni erronee della realtà derivanti da sottostanti schemi cognitivi disfunzionali. Questi ultimi agiscono come dei ‘filtri’ attraverso cui, in modo automatico, la persona giudica erroneamente se stessa, la propria vita e le relazioni interpersonali. I pensieri disfunzionali spesso sono eccessivamente negativi, assolutistici, generalizzati. In tali circostanze è necessario imparare ad identificarli e correggerli al fine di riuscire a costruire una percezione maggiormente realistica e funzionale.
Come nascono i pensieri disfunzionali? Gli schemi cognitivi influenzano le percezioni e le valutazioni effettuate dalla persona sulla realtà; generalmente questi schemi affondano le loro radici nel passato della persona e condizionano marcatamente la percezione delle situazioni nel presente.
In molti casi l’origine dei pensieri disfunzionali e degli schemi da cui essi si generano è da ricercare in esperienze significative negative o in relazioni interpersonali conflittuali e generative di sofferenza emotiva. Questo tipo di esperienze si imprimono, anche inconsapevolmente, nella mente della persona, nonostante il trascorrere del tempo. Il modo di affrontare le situazioni della vita, pertanto, è spesso condizionato da esperienze passate dolorose che hanno provocato un forte impatto emotivo e che condizionano l’approccio attuale.
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I pensieri disfunzionali si insinuano nella mente della persona e conducono ad avere una visione distorta della realtà.
Consideriamo a fine esemplificativo la seguente situazione: l’aver vissuto un’esperienza di forte ansia durante determinate circostanze nuove o complesse può creare nella persona un blocco emotivo, portandola a pensare di non essere capace di affrontare circostanze di vita sconosciute e costringendola a cercare di evitarle. Attraverso questa reazione di evitamento si tende a confermare le antiche convinzioni negative relative a se stessa, piuttosto che correggerle. Durante il percorso terapeutico, in casi simili la correzione delle previsioni catastrofiche è focalizzata, ad esempio, sull’individuazione di standard personali problematici e sulla costruzione di aspettative più realistiche (ad esempio, la considerazione che determinate situazioni, soprattutto quelle nuove e complesse, necessitano di tempo e tentativi per essere gestite adeguatamente, anche in una persona pienamente capace di superare le difficoltà).
Parallelamente a ciò, si rileva come gli schemi relazionali che influenzano negativamente le relazioni sentimentali e le modalità di reazione emotiva nelle situazioni conflittuali nella coppia spesso dipendono dall’interazione con le principali figure di accudimento, ovvero i genitori, o con altre persone importanti, tra cui precedenti partner.
Molte convinzioni e aspettative che la persona costruisce nel corso del tempo su se stessa o sugli altri dipendono da relazioni precedenti, in molti casi oggettivamente dolorose e problematiche, le quali agiscono come una sorta di occhiali attraverso cui si guarda la realtà esterna, influenzando reazioni emotive, comportamentali e decisioni.
Mediante tali dinamiche interne, ad esempio, frequentemente accade che una persona intrappolata in una specifica forma di difficoltà relazionale (ad esempio, la tendenza ad avere una reazione di rabbia eccessiva di fronte ad una delusione o frustrazione emotiva provocata dal partner), successivamente confermerà e consoliderà sempre di più le sue convinzioni negative e la sfiducia di essere capita dalle persone a cui è legata.
Per tale motivo i pensieri e gli schemi disfunzionali generano la tendenza a percepire le situazioni incontrate nel presente sempre secondo la stessa prospettiva, adottando le stesse spiegazioni relativamente a sé ed agli altri e mettendo in atto le medesime reazioni emotive e comportamentali anche a distanza di anni.
I pensieri disfunzionali si radicano nella mente della persona. Accade che alcune interpretazioni sbagliate della realtà e determinate regole irrealistiche e disfunzionali applicate a se stessi oppure agli altri, rendono difficile rivalutare criticamente le credenze negative consolidate e superare le valutazioni negativa su di sé o riconoscere le relazioni interpersonali disfunzionali. In questo modo si perviene al mantenimento di quelle convinzioni negative, di quelle modalità di reazione disfunzionali antiche, sebbene esse siano generative di intensa sofferenza emotiva.
Per imparare a riconoscere e modificare determinati pensieri disfunzionali è necessario affidarsi a un professionista. L’intervento psicoterapeutico si focalizza sulla attenta individuazione dei processi psicologici che generano i sintomi cognitivi, emotivi e comportamentali presentati. Lo psicoterapeuta si impegna ad utilizzare strategie e tecniche terapeutiche adeguate allo specifico disturbo esaminato, intervenendo per interrompere i meccanismi di mantenimento, pervenire al superamento o miglioramento dei sintomi e alla costruzione di modi di pensare e di agire maggiormente funzionali.
L’obiettivo della psicoterapia cognitiva è quello di:
I pazienti che presentano determinati tratti caratteriali disfunzionali e la tendenza a reazioni emotive problematiche, come la tendenza a sperimentare intenso abbattimento o eccessiva rabbia contro se stessi di fronte alla difficoltà, oppure che manifestano Disturbi di Personalità conclamati, possono sperimentare inizialmente maggiori difficoltà. Sia nella fase di costruzione, che nel mantenimento della motivazione al cambiamento, questi pazienti presentano un alto rischio d’interruzione prematura del trattamento.
Alcuni pensieri disfunzionali non sono facili da modificare. È necessario innanzitutto riconoscere e accettare il problema per poterlo affrontare e superare. Affidarsi a uno specialista intraprendendo un percorso psicologico può fornire un importante aiuto nel superare pensieri disfunzionali e schemi cognitivo comportamentali negativi. Per i pazienti che necessitano di psicologa a Padova è possibile contattare la Dottoressa Gaudio telefonando al numero 3421655155.